In questa comunità, dove ebbe origine l'attuale calendario giudaico e fu composto il Talmud babilonese, non si può dubitare che il Sabbato continuasse ad esser osservato, se non nella parte sacrificale, certo in ciò che concerne l'assoluta astinenza da ogni lavoro servile; per la quale anzi il trovarsi in paese estero offriva la facilità di profittare dell'aiuto di servi non ebrei. Non si può quindi dubitare, che il periodo sabbatico abbia traversato felicemente e senza interruzione l'intervallo trascorso non solo dalla distruzione del primo Tempio all'edificazione del secondo, ma anco fino alla distruzione di questo per opera di Tito, compiuta l'anno 70 di Cristo. Ma a questa epoca l'uso del Sabbato era già penetrato nelle abitudini del mondo romano e nel Cristianesimo stesso, dove da principio nessuna difficoltà si ebbe ad accettare un computo, sul quale si eran regolate la vita e le ultime vicende del Redentore. L'unico cambiamento importante ebbe luogo quando invece del Sabbato si adottò come giorno di festa il giorno del Sole, che poi fu chiamato giorno del Signore (?µ??a ????a??? dies Dominica) per esser avvenuta in quel giorno la resurrezione di Cristo. Questa mutazione di cui le prime indicazioni si trovano nell'Apologia di San Giustino Martire, non esercitò alcuna influenza sulla vicenda periodica dei giorni settimanali; ed ebbe questa sola conseguenza, che il riposo dei Giudei e la festa settimanale dei Cristiani non si celebrarono più nel medesimo tempo. Ma per gli uni e per gli altri il Sabbato cadeva nel medesimo giorno.
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