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      A ciò fu provveduto dal Legislatore, fissando che il primo mese dovesse esser quello che traeva il suo nome dal maturare in esso delle spiche nuove, il chodesch haabîb421. Non a caso dunque, ma pensatamente fu usata da lui questa espressione nell'enunciare i precetti concernenti il rito pasquale. Con essa era inoltre strettamente connesso, per ragione di tempo, un altro rito descritto nel capo XXIII del Levitico. la presentazione dell''omer o del primo manipolo di spiche nuove, la quale aveva luogo il giorno 16 dello stesso mese422.
      II.
      Il calendario degli Israeliti, pur contando il tempo per lune, era fondato essenzialmente sull'anno solare tropico, da cui dipendeva il periodo dei lavori campestri e il ciclo delle feste, con tali lavori intimamente connesso. Era insomma un anno lunisolare, come in antico fu presso tutti gli altri Semiti; nel quale di quando in quando, per conservare l'ordine delle stagioni, si doveva intercalare una tredicesima luna. Di questa intercalazione e del modo con cui si operava, l'Antico Testamento tace affatto. Si può tuttavia arrivare a saperne qualche cosa per mezzo del seguente ragionamento.
      Poniamo per ipotesi due popoli, che facciano uso entrambi di un calendario lunisolare. Il principio del mese essendo per tutt'e due determinato dal novilunio apparente, i loro mesi avranno uguali il principio, la fine e la durata. Se ammettiamo inoltre che da entrambi i popoli si faccia contemporaneamente l'intercalazione del 13° mese in guisa da aver comuni i mesi intercalari e gli anni intercalari, avverrà questo: che se in un anno qualunque ai mesi chiamati A B C... nell'un calendario corrispondono nell'altro i mesi chiamati X Y Z... in modo da avere A = X, B = Y, C = Z... tale corrispondenza avrà anche luogo in ogni altro anno e sarà perpetua.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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