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      Per la natura stessa del calendario lunisolare tale intervallo poteva variare di molto da un anno all'altro entro certi limiti distanti fra loro un mese intero, o forse anche alquanto più, se l'intercalazione del 13° mese non era fatta a regola d'arte coll'aiuto di un ciclo preciso come quello poi inventato da Metone. La mancanza di documenti non ci permette di entrare a discutere il problema in tutte le sue particolarità; al più possiamo tentar di determinare lo stato medio o normale delle cose, cioè la posizione intermedia che il mese pasquale poteva prendere fra la maggior anticipazione e il massimo ritardo. Per le epoche anteriori all'esilio noi manchiamo di dati abbastanza esatti, anche ammessa questa limitazione. Non molto ci aiuta il sapere che nel primo mese il Giordano era pieno sopra tutte le sue rive432, e che il re Jojakim nel nono mese si difendeva dal freddo coll'aiuto di un braciere ardente433: le conclusioni che si posson trarre da queste indicazioni sono troppo vaghe. Nè indicazioni molto più precise si deducono dalle corrispondenze dei riti religiosi dipendenti dall'agricoltura con certe determinate epoche dell'anno ebraico, quali sarebbero l'offerta del primo manipolo di nuove spiche al principio della mietitura col 16° del primo mese, la festa delle primizie che doveva aver luogo 50 giorni dopo e segnar la fine della mietitura, la festa dei Tabernacoli ordinata nel settimo mese, ecc. Confrontando queste indicazioni colle attuali condizioni climatiche della Palestina si può concludere in via approssimativa che di regola il primo mese in quel tempo occupasse rispetto alle stagioni e al corso del Sole press'a poco il medesimo luogo che oggi per noi occupa il mese di Aprile, ritardando qualche volta di 15 o più giorni rispetto a questa posizione, e anticipando qualche volta di altrettanto.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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