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      E per evitare l'obiezione desunta dall'effetto di tal movimento sulle configurazioni apparenti delle stelle, Aristarco dichiarava, che l'orbita della Terra deve riguardarsi come piccolissima in confronto delle distanze stellari. Così da una luminosa verità Aristarco era condotto inevitabilmente, seguendo la logica geometrica, ad una serie di scoperte fondamentali, che formano una delle più belle glorie dell'odierna astronomia. Non abbiamo notizie circa il modo, con cui Aristarco disegnava le orbite dei pianeti; ma non si può dubitare, che in questo ei seguisse l'ipotesi sviluppata 1800 anni dopo da Copernico. È noto, che appunto la spiegazione dei moti planetari rende evidente la superiorità delle ipotesi copernicane sulle tolemaiche.
      17. Alcuni antichi scrittori citano un Seleuco di Babilonia (-150) come seguace del sistema di Aristarco. Egli riteneva che l'universo fosse infinito, e questa opinione già avea professato prima di lui Eraclide Pontico, discepolo di Aristotele. Gli storici dell'astronomia han voluto far onore ai Pitagorici dell'arditissimo pensiero, che serve di base al sistema eliocentrico dei pianeti; ma sopra ho fatto vedere, che la loro ipotesi era essenzialmente diversa da quella di Aristarco. La rotazione della Terra sul suo asse era tuttavia ritenuta come possibile da molti, ai quali ripugnava condurre tutto il sistema delle stelle fisse ed erranti in giro una volta al giorno con una celerità spaventosa: ed Aristotele ne parla come di una supposizione, con cui si può spiegare il moto diurno apparente della sfera celeste.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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