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      A determinare le proporzioni del sistema dei pianeti conviene partire dall'ineguaglianza che nel moto apparente dei medesimi produce il moto della Terra intorno al Sole. Aristarco solo avrebbe potuto sciogliere il problema: non è certo s'ei l'abbia fatto. Egli s'era elevato alla grandezza delle concezioni moderne: per lui il Sole era una delle stelle fisse; e non è improbabile che egli riguardasse le distanze delle stelle come molto ineguali, sebbene ciò non si trovi affermato in modo positivo. Quest'idea, che le stelle non siano sopra una superficie sferica, ma siano sparse a differenti profondità negli spazi del cielo, si trova eziandio in Gemino Rodio487: e Manilio, parlando delle stelle che compongono la testa di Orione, dice che esse appaiono più piccole perchè più lontane:
      Non quod clara minus, sed quod magis alta recedunt.
      Astron., L. I.
      Conviene tuttavia dire che esempi di tale opinione si trovano assai di raro presso gli antichi; e che l'idea di un cielo sferico, portante tutti i globi delle stelle sopra la sua superficie interna, era di gran lunga più universalmente ricevuta.
      30. Se da un lato i risultati di queste antiche investigazioni appaiono ben piccoli in confronto di quelli onde si vanta l'astronomia dei nostri tempi, dall'altro è pur giusto confessare, che coi mezzi allora disponibili era difficile ottener molto di più. Una prova assai chiara di questo si trova nel fatto, che fino alla metà del secolo XVII niuno ha saputo far meglio che quei padri dell'antica scienza.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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