Non si possono dunque riguardare che colla massima diffidenza le notizie concernenti Pitagora stesso. La dottrina della sfericità della Terra, a cui le ricerche d'Anassimandro avevano preparato la strada, e la divisione della superficie terrestre in cinque zone, sono attribuite a lui; e certo ebbero corso in Italia fino dai principi della scuola, perchè le troviamo professate in Elea dall'altro filosofo italico Parmenide, che potè facilmente averne notizia vivente ancora Pitagora, del quale Parmenide (nato intorno al 520) fu contemporaneo in parte della sua vita. Questa grande scoperta della sfericità della Terra, che certamente non deve stimarsi meno di quella della gravitazione, rimase per lungo tempo confinata presso le scuole italiche, perchè nella Grecia propria Anassagora l'ignorava ancora un secolo dopo, Socrate ne dubitava, e Platone medesimo non l'accettò che in uno stadio avanzato delle sue riflessioni sulla costituzione dell'universo500.
Per quanto concerne il moto della Terra, nessun documento abbiamo per provare che Pitagora l'abbia ammesso. Tutti quelli che hanno scritto di lui nell'antichità, gli attribuiscono opinioni conformi a quelle su cui è fondato il sistema di Tolomeo: e questo consenso di testimonianze può riguardarsi come probante anche là dove si voglia contestare il peso delle singole autorità da cui deriva501.
Uno dei discepoli immediati di Pitagora fu Alcmeone, medico crotoniate, il quale fu di Pitagora poco più giovane. Di Alcmeone si narra502, che abbia opinato, "il movimento dei pianeti farsi in senso contrario a quello delle stelle fisse"; ora il moto delle stelle fisse accenna necessariamente al sistema della Terra immobile.
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