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      E la cosa a primo aspetto pare molto plausibile, prima, perchè tale lunga durata della rivoluzione sta in linea cogli altri movimenti, che sono tanto più lenti, quanto più discosti dal fuoco centrale: secondo, perchè questo movimento si fa nello stesso piano, in cui si muovono il Sole, la Luna ed i pianeti, ed è quindi analogo alle rivoluzioni di questi astri. Anche il professor Lepsius, nella sua grand'opera sulla cronologia degli antichi Egiziani517, non ha avuto alcuna difficoltà ad ammettere la supposizione di Boeckh, e a credere con lui, che i Pitagorici d'Italia ricevessero la notizia della precessione dagli Egiziani, i quali, al dire di Lepsius, l'avrebbero comunicata anche ad Eudosso. Ma ragioni pratiche di certezza indiscutibile rendono molto problematico, che gli Egiziani avessero mai un'idea anche approssimata della precessione. Certamente oggi noi sappiamo, che lo spostarsi del levare eliaco di Sirio rispetto ai cardini dell'anno tropico (cioè rispetto agli equinozi ed ai solstizi ), poteva rendersi loro sensibile in una serie di osservazioni di alcune migliaia d'anni: ma se noi lo sappiamo, non è probabile ch'essi lo abbiano saputo egualmente. E dato che avessero riconosciuto quello spostamento, l'inferirne la precessione degli equinozi sotto la forma che noi conosciamo, non era certamente la cosa più ovvia, nè la cosa più semplice. Circa gli indizi della precessione, che il Lepsius ha creduto di riconoscere presso Eudosso, spero di poterne discutere con maggior agio in occasione più opportuna.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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