XX):
ATEN. Cominciamo dunque a vedere, se si possa ammettere l'astronomia. - CLIN. Avanti. - ATEN. Accade rispetto ad essa una cosa che fa grande meraviglia, e che non si può tollerare. - CLIN. Che dunque? - ATEN. Si tiene per cosa empia l'indagare la natura del massimo Iddio e del mondo, e le ragioni delle cose: e tuttavia pare che giustamente si debba pensare il contrario. - CLIN. Come questo? - ATEN. La cosa che dico, vi parrà un paradosso e non sembrerà discorso conveniente a vecchi; ma non posso tacerla, perchè la credo giusta, vera, utile allo stato, ed accetta a Dio medesimo. - CLIN. E fai bene. Ma vi sarà una tale dottrina riguardo agli astri?
ATEN. A dirla in breve, o buoni amici, noi tutti Greci quanti siamo, diciamo il falso dei grandi Iddii, del Sole e della Luna. - CLIN. Ed in che modo? - ATEN. Si crede che il Sole e la Luna non facciano mai la medesima strada, e che con questi vadano errando alcune altre stelle, che chiamiamo pianeti. - CLIN. Eppure in fede mia, o ospite, penso che questo sia la verità. Co' miei occhi spesso ho veduto Fosforo ed Espero ed alcune altre non far mai il medesimo corso, ma andar del continuo errando: che poi il Sole e la Luna vadan sempre errando, è cosa notissima a tutti. - ATEN. Eppur queste, Megillo e Clinia, sono le cose, che intorno alle divinità celesti vorrei che i nostri cittadini e i giovani studiassero bene, in modo da non profanar con menzogne i loro discorsi su quelle divinità, e da parlarne rettamente nei sacrifizi e nelle preghiere.
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