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      Ora noi che commettiamo riguardo agli Iddii il medesimo errore, non saremo ugualmente ridicoli e stolti? - CLIN. Ridicoli davvero. - ATEN. Ed anche non ben veduti dagli Iddii, cantando noi di loro cose false. - CLIN. Se le cose stanno come tu dici, è vero".
      In questo discorso l'ospite Ateniese proclama nel modo più solenne l'assurdità dell'opinione della stabilità della Terra. Le molte vie, per cui dice che il Sole, la Luna, ed i pianeti sembrano andare errando, sono i giri dell'elica, che ognuno di questi corpi sembra descrivere pel suo movimento di declinazione perpendicolarmente all'equatore combinato colla rotazione diurna apparente del cielo. Platone dice dunque che questa moltiplicità delle vie apparenti dei pianeti è un'illusione, e che ogni pianeta ha un solo corso: il che è soltanto vero, quando il moto diurno si attribuisca alla Terra. Perchè, tolto al cielo questo moto diurno, non rimane ai pianeti, che il moto lungo lo zodiaco, quindi una sola via. Ma quasi il senso non fosse ancora abbastanza palese, Platone aggiunge, che l'astro in apparenza più veloce, è il più lento; quello che in apparenza è più lento, corre più veloce. Con che intende di dire (alludendo senza dubbio ad una osservazione già fatta in uno dei passi più sopra riferiti del Timeo, vedi qui addietro, pp. 220-221\), che Saturno, il quale di tutti gli astri in questione segue più dappresso la rivoluzione delle stelle e ha su questa il minimo ritardo quotidiano, quindi in apparenza è più veloce, in realtà è il più tardo di tutti; e che la Luna, la quale ogni giorno ritarda più d'ogni altro astro il suo corso rispetto alle stelle, e che in apparenza è il corpo più lento, in realtà è il più veloce.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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