E forse si potrebbe credere da alcuno che questo ordinamento sia il più vero" (Doc. XXXIV).
Noi siamo dunque tratti alla conclusione, che Eraclide Pontico faceva girare Mercurio e Venere non intorno alla Terra, come Ipparco e Tolomeo, ma intorno al Sole. Assai notabile è il silenzio quasi universale, con cui questo modo di vedere fu accolto dagli astronomi greci; perchè se si eccettua il luogo qui sopra addotto di Teone, che lo tolse da Adrastro, non se ne può scoprire in tutta l'antichità greca il minimo indizio. Invece, cosa singolare! sembra che il sistema d'Eraclide Pontico fosse un tempo popolare fra i Romani. Perchè lo espose come cosa certissima e non abbisognante di prove Terenzio Varrone, da' cui libri dell'Astronomia, sventuratamente perduti, trasse Marziano Capella il materiale pel libro VIII del bizzarro trattato De Nuptiis Philologiae et Mercurii585. (Doc. XXXVII). E come cosa nota lo espone pur Vitruvio nel libro IX dell'Architettura (Doc. XXXVI), dove, parlando dei movimenti planetari, dice senza più: "Le stelle di Mercurio e di Venere, aggirandosi intorno al Sole come centro del loro corso, fanno il loro stare e retrogradare immerso nei raggi solari". All'opposto, Cicerone riteneva che la Terra fosse il centro di tutti i movimenti planetari, e falsamente si è voluto concludere da un passo del Sogno di Scipione (Doc. XXXVIII), ch'egli avesse in mente il sistema d'Eraclide Pontico. La parola comites allude soltanto al moto apparente di Mercurio e di Venere, che non si scostano mai dal Sole al di là di certi limiti di distanza angolare.
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