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      Il nome di sistema egiziano con cui suole esser decorata l'ipotesi del moto eliocentrico di Mercurio e di Venere, è dovuto ad una arrischiata interpretazione di un passo di Macrobio (Doc. XXXIX). Come ha rettamente dimostrato H. Martin586, questo passo rinchiude una contraddizione manifesta; perchè, dopo di aver attribuito agli Egiziani le supposizioni, che Mercurio e Venere si aggirino intorno alla Terra a maggior distanza che il Sole, ne fa dedurre dai medesimi Egiziani conseguenze impossibili. Il solo modo di dare nn senso ragionevole a quanto riferisce Macrobio, consisterebbe nel supporre, che egli colla parola circoli avesse inteso di dire epicicli, come già vedemmo aver fatto Calcidio (vedi qui sopra e Doc. XXXIII). Allora è chiaro, che la combinazione conduce al risultamento indicato da Macrobio, e forse Macrobio così l'intendeva. Ma in questo caso non si comprenderebbe più, perchè i medesimi Egiziani, che mettevano intorno al centro comune gli epicicli del Sole, di Venere e di Mercurio, con Platone collocassero Venere e Mercurio sopra il Sole, mentre v'era altrettanta ragione di collocarli sotto.
      Del resto, tutta questa notizia è molto sospetta. Nulla di quanto sappiamo dell'astronomia degli Egiziani del tempo faraonico accenna a speculazioni teoriche sui corpi celesti587. Eudosso e Platone, che furono in Egitto ad istruirsi in queste materie, ignorano perfettamente l'ipotesi del moto eliocentrico di Mercurio e di Venere. Negli Egiziani di Macrobio, noi non possiamo dunque ravvisare che i maestri greci della scuola d'Alessandria, alcuno dei quali ha potuto seguire l'opinione d'Eraclide Pontico, o tutt'al più la degenere classe dei sacerdoti, che nei primi secoli dell'èra tentava in ogni modo di profittare dei nobili trovati della greca coltura, onde richiamare col prestigio della sapienza occulta gli adoratori, che a torme fuggivano dagli ormai deserti altari d'Iside e di Serapide588.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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