Cosė alcuno ha dovuto esser naturalmente indotto a cercare, se per simil modo non si potessero spiegare anco le stazioni e le retrogradazioni dei pianeti superiori, facendo il Sole centro non solamente del moto di Venere e di Mercurio, ma anche degli altri pianeti, adottando insomma il sistema, che poi fu detto ticonico. Ed in questo forse erano anche condotti da idee metafisiche: perchč, se era vero, secondo l'espressione di Teone Smirneo589, che al Sole caldissimo convenisse esser collocato nel centro delle due orbite di Mercurio e di Venere, che č come il cuore dell'universo e la sede del principio animatore del mondo, non si vede perchč gli effetti del Sole non si dovessero estendere anche agli altri pianeti. I Pitagorici conseguivano cosė il vantaggio di non abdicare affatto all'idea del focolare dell'universo, da loro fino ai tempi d'Aristotele e d'Eraclide mantenuta; essi acquistavano un nuovo focolare non pių chimerico, ma visibile e sensibile nei suoi effetti. L'importanza di questo concetto per ispiegare i progressi successivi di cui rimane a render conto č tale, che m'induce a riferire per intiero le considerazioni di Teone (o di Adrasto), il cui colore qui č affatto pitagorico, e forse non appartengono a lui. Dopo descritto il sistema del moto eliocentrico di Mercurio e di Venere nel passo che pių sopra abbiam riferito, continua590: "E forse si potrebbe credere che questo ordinamento sia il pių vero, come quello che al Sole caldissimo assegna questo luogo, che č come il cuore dell'universo e la sede del principio animatore del mondo, per il moto, e la grandezza, e il corso comune dei corpi, che gli si aggirano intorno.
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