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      Ciò è parzialmente confermato da Proclo nell' introduzione all'Ipotiposi delle Ipotesi Planetarie dove egli scrive che "agli illustri Pitagorici piacquero le ipotesi degli eccentri e degli epicicli come più semplici delle altre"597. Dico parzialmente, perché Proclo nomina anche gli epicicli, i quali sono espressamente esclusi dalla molto più antica e più attendibile autorità di Nicomaco. Verso il medesimo tempo dobbiamo collocare pure l'invenzione di questi ultimi, senza tuttavia poter determinare in modo plausibile chi ne sia stato l'autore. L'ipotesi degli epicicli, i quali in origine si facevano muovere sopra un deferente concentrico, era quanto agli effetti (come a poco a poco si comprese) identica a quella degli eccentri, sebbene ne differisse molto in apparenza. Ambedue le teorie si svilupparono l'una a lato dell'altra e diedero origine a due scuole diverse le quali, secondo riferiscono vari antichi scrittori, erano in opposizione fra loro598. Soltanto più tardi (per opera, a quanto sembra, d'Ipparco) fu dimostrato che la disputa fra queste due opinioni era affatto vana, l'uno e l'altro sistema conducendo in ultima analisi ai medesimi risultati, e non essendo l'uno che una forma alquanto diversa dell'altro599. Da questo momento la teoria dei circoli eccentrici cessò di esistere come sistema autonomo e venne unita con quello degli epicicli.
      Sulla forma dell'ípotesi dei circoli eccentrici non vi può esser incertezza per chi raccoglie le indicazioni che si trovano disperse presso Teone Smirneo.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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