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      Questa coincidenza, ammessa per Mercurio e per Venere, doveva condurre al sistema di Eraclide Pontico; ed estesa a tutti i pianeti, doveva dar origine a quel sistema che noi chiamiamo di Ticone603. È difficile credere che la bella verità e simmetria che si può raggiungere in questo modo, dovesse rimaner occulta in un tempo in cui la geometria era in altissimo onore presso tutte le scuole filosofiche della Grecia.
      Cospiravano dunque insieme molte cause a produrre nelle menti l'idea del moto eliocentrico dei pianeti. Esso dava ragione delle stazioni e delle retrogradazioni di tutti: spiegava le specie di eccezione apparente che presentavano i moti di Venere e di Mercurio rispetto a quelli degli altri pianeti: surrogava all'orbita molteplice di tutti un'orbita semplice: dava al Sole l'ufficio di animatore dell'universo, e sostituendolo al fuoco centrale di Filolao, soddisfaceva ai principi tanto dei Pitagorici, quanto dei Platonici. A raggiungere lo schema copernicano non mancava più che una cosa; cioè comprendere, che, dato il Sole per centro dei pianeti, i fenomeni si possono rappresentare egualmente, sia facendo girare il Sole intorno alla Terra immobile nel centro (sistema di Ticone), sia facendo girare la Terra intorno al Sole in un circolo obliquo, giacente nel piano dello zodiaco (sistema di Copernico). Arrivare a questa idea non era difficile a chi si era potuto convincere della rotazione della Terra.
      Ora, ciò che dalla serie delle conclusioni e dei fatti qui sopra esposti è risultato assai verosimile, è realmente avvenuto.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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