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      Sesto Empirico, nel far menzione dell'ipotesi d'Aristarco, non parla di questo astronomo soltanto, ma altresì dei suoi seguaci, ?? pe?? ???sta???? t?? µa??µat????: la stessa frase è pure impiegata da uno scoliaste anonimo d'Aristotele (vedi Doc. XLIV e XLV). Da ciò si potrebbe concludere, che Aristarco avesse fatto una specie di scuola. Abbiamo del resto già veduto, che la sua ipotesi era riguardata come possibile ed utile a spiegare le anomalie planetarie fin dai tempi d'Eraclide Pontico; tuttavia nell'antichità non si trova, per ciò che riguarda il moto traslatorio della Terra, citato dopo Aristarco, altro nome che quello di Seleuco, anch'egli detto matematico, ed al quale si riferiscono i nostri Doc. XLVI-XLVIII. Seleuco era, come assicura Strabone616, caldeo d'origine, e nato in Seleucia al Tigri: il nome però e la coltura ebbe dai Greci. Della sua epoca consta soltanto che fu anteriore ad Ipparco; non visse dunque dopo il secolo II avanti Cristo.
      Come appare da Strabone e da Plutarco, Seleuco si era molto occupato del flusso e del riflusso dell'oceano; e confutando l'opinione di Cratete geografo, esponeva su questo fenomeno un modo di vedere al tutto nuovo e singolare. Narrano Plutarco e Stobeo (Doc. XLVII) che anche Seleuco faceva muover la Terra; e che, secondo lui, la rivoluzione (pe??st????) della Luna facendo contrasto alla rotazione (d???) della Terra, l'aria interposta fra i due corpi, agitata in sensi contrari, preme diversamente sull'oceano, il quale va fluttuando a seconda del moto lunare.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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