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      Tali erano: la simultanea combinazione degli epicicli e degli eccentrici, che da principio si erano usati soltanto separati, la separazione del centro dell'eccentrico dal centro dei movimenti uniformi dell'epiciclo, le ipotesi supplementari introdotte per spiegare l'evezione della Luna e la teoria di Mercurio, il singolare moto di librazione che si credette necessario introdurre negli epicicli per spiegare i moti di latitudine. Evidentemente tutte queste proprietà non si potevano trasportare direttamente al sistema eliocentrico, nè era agevole immaginare in questo le proprietà equivalenti. Al riformatore che avesse mirato a far prevalere uno schema essenzialmente diverso, non occorreva soltanto esporre superficialmente un'idea generale, come a' suoi tempi fece Alpetragio; ma incombeva il dovere di elaborare la sua idea fino al medesimo grado di perfezione a cui Tolomeo aveva portato la sua. Insomma non era questa un'opera di riordinamento e di correzione, ma una ricostruzione dai primi fondamenti. A ciò si richiedeva un uomo pari ad Ipparco e a Tolomeo nella scienza della geometria e nella perseverante industria dei calcoli e delle osservazioni; superiore ad Ipparco e a Tolomeo pel coraggio di vincere i pregiudizi del proprio tempo consacrati dalla sanzione di sessanta generazioni, e di sfidare l'odio che accompagna sempre le novità importune. Queste furono le doti con cui Copernico superò l'ostacolo che aveva trattenuti tanti astronomi, non meno dotti di lui; e per questa parte è ben giustificata l'ammirazione che gli tributava Giordano Bruno nei seguenti nobili versi coi quali credo di chiudere degnamente il presente lavoro:


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo I
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 604

   





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