Martin, Paris, 1849, pp. 323-325. Questo estratto di Eudemo si trova riprodotto in vari codici antichi, dove sta sempre come frammento isolato. Nell'Astronomia di Teone Smirneo, esso è citato sull'autorità di Dercillide Platonico (filosofo del I secolo dell'èra volgare), e non ha alcuna relazione colle cose precedenti e colle cose seguenti. La citazione sembra esser autentica, sebbene non accurata: quanto ai libri d'Eudemo sull'Astronomia, essi esistevano ancora nel VI secolo, e sono citati talvolta da Simplicio. Bailly, il quale trasse cognizione di questo frammento dagli estratti di Anatolio vescovo di Laodicea, pubblicati da Fabricio nella Biblioteca Greca (tomo II. pp. 277-278 della 1ª edizione), non ne fa molta stima. Certamente non è una citazione testuale, ma piuttosto un riassunto fatto da Dercillide o da altri prima di Dercillide, dopo letta l'istoria d'Eudemo. La parte che riguarda l'opinione di Anassimandro sull'isolamento della Terra nello spazio consuona con quanto dicono in proposito Aristotele e altri autori, ed è certamente esatta. Questo frammento trovasi pure inserito in certi codici delle definizioni geometriche di Erone Alessandrino (v. HERONIS ALEXANDRINI, Geometricorum et stereometricorum reliquiae, ed. Fridericus Hultsch, Berol, 1864, p. 280): ed è riferito anche tra i frammenti di Eudemo raccolti dallo Spengel (v. EUDEMI RHODII, Peripatetici fragmenta quae supersunt collegit, Leonardus Spengel, Berol, 1870, p. 140).
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