? d?aspe???µ???? p??? ?µ?? a????. "Filolao Pitagorico dice, il sole esser di materia vitrea, la quale dopo aver accolto in sè l'irradiazione del fuoco cosmico, ne trasmette a noi la luce ed il calore: così che in certa guisa vi sarebbero due soli, cioè il fuoco celeste e quello che ne deriva come per uno specchio: a meno che alcuno non dica, un terzo Sole esser formato dalla riflessione dei raggi inviati verso di noi dallo specchio". STOBEO, Eclog. phys., ed. Meineke, p. 144. Una terza versione del medesimo estratto si trova presso Achille Tazio: F????a?? d? (t?? ????? f?s?) t? p???de? ?a? d?a???? ?aµß????ta ????e? ?p? t?? a??e???? p???? p??? ?µ?? p?µpe?? t?? a???? d?? t???? ??a??µ?t??, ?ste ?at' a?t?? t??ss?? e??a? t?? ?????, t? µ?? ?p? t?? a??e???? p????, t? d? ?p? ??e???? peµp?µe??? ?p? t?? ?e??e?d? ?p? a?t?? ?e??µe??? ?????, t? d? ?p? t?? t????t?? ????? p??? ?µ?? peµp?µe???. "Filolao (dice, che il Sole) prende tutto quello che ha d'igneo e d'irradiante dal fuoco etereo superiore, e ci manda i suoi raggi per mezzo di certi interstizi: onde, secondo lui, nel Sole sarebbero tre cose: cioè il fuoco etereo, lo splendore che da questo va sul Sole, che egli dice esser un corpo vitreo, e finalmente lo splendore che da questo medesimo Sole arriva a noi". ACHILLIS TATII, Isagoge in Phaenomena nell'Uranologion del P. Petavio, p. 138. Il costrutto sembra esser questo: che la luce ed il calore del fuoco superiore, insensibili a noi nei loro effetti, sono assorbiti dal Sole, corpo poroso e di natura vitrea; e da esso son fatti sensibili ed a noi rimandati, come da uno specchio, che non riluce per virtù propria.
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