Accade talvolta, che una medesima direzione è indicata con due dei suoi nomi giustaposti. Cosi nel capo XXVII dell'Esodo la direzione del Sud è designata con negheb-theman e quella dell'Est con qedem mizrach.
154 GEN. XLI, 6 e XLII, 23: EXOD. X, 13: HOSEA XIII, 15: EZECH. XVII, 10 e XIX, 12.
155 JOB XXXVII, 9 e 17: ISA. XXI, 1: ZACH. IX, 14: LVC. XII, 55
156 III REG. XVIII, 44: LVC. XII, 54
157 JOB XXXVII, 9: PROV. XXV, 23: JESU Sir. XLIII, 22.
158 PS. CXXXV, 7: JER. X, 13 e LI, 16.
159 GEN. IX, 13, 14, 16: EZECH I, 28.
160 JOB XXVI, 8: Egli serra le acque nelle sue nuvole... Più sotto XXXVI, 27-28: la pioggia cade dalle nuvole e si versa sopra gli uomini.
161 Questa connessione sarebbe indicata anche meglio nella Vulgata, che ha: cribrans aquas de nubibus coelorum. Ma nessun altro degli interpreti s'avvicina a questo modo d'intendere, neppure i LXX.
162 IS. XVIII, 4. Gli Ebrei avevano osservato il dissolversi spontaneo delle nubi, e specialmente delle nubi mattutine: vedi JOB VII, 9 e HOSEA VI, 4. Nessuna traccia invece ho potuto trovare che additasse in qualche modo la formazione delle nubi per condensazione di vapori atmosferici. Alcuno potrebbe riferire a questo fatto un passo della Vulgata (JOB XXXVII, 21): aêr cogetur in nubes. Ma è probabile che qui il traduttore volesse significare null'altro che il rannuvolarsi dell'aria come un semplice fatto d'osservazione, seguendo forse l'esempio di SIMMACO, che tradusse s???e??se? t?? ???a. Sembra che già al tempo dei primi interpreti vi fosse incertezza sul modo di leggere questo passo.
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