La seconda ipotesi sembra più probabile della prima. Infatti in tutta la letteratura siriaca Kimâ è usato per designare le Plejadi, come si può vedere nelle numerose citazioni raccolte da PAYNE SMITH (Thes. Syr. p. 1723). Questo non sarebbe certamente avvenuto se in origine i Siri avessero chiamato le Plejadi in altro modo. I Romani, che originariamente le chiamavano Vergiliae, non abbandonarono mai l'uso di questo nome, sebbene non di rado, ad imitazione dei Greci, usassero (i poeti specialmente) anche quello di Plejades.
397 STERN, loc. cit., p. 274.
398 STERN, loc. cit., p. 262.
399 RIEHM, Handwörterbuch des biblischen Alterthums, 1ª ed. p. 1763.
400 RIEHM, loc. cit. Son queste le seconde piogge, cui gli Ebrei davano il nome di malkosch per distinguerle dalle piogge autunnali dette moreh (JER. V, 24: DENT. XI, 14).
401 Al principio dell'era volgare sotto la latitudine di 32° (quella di Gerusalemme) le Hyadi minori sparivano nell'occaso vespertino al 16 di aprile. L'anno 750 prima di Cristo il medesimo fenomeno aveva luogo intorno al 6 di aprile; s'intende sempre secondo lo stile gregoriano, che per tali questioni si adatta in modo sufficiente al corso del Sole. Aldebarano, come stella molto più brillante, rimaneva visibile nel crepuscolo della sera un poco più a lungo, e faceva il suo occaso vespertino circa tre giorni più tardi. In questo calcolo ho supposto l'arcus visionis di 15° per le Hyadi minori, e di 12° per Aldebarano.
402 STERN, loc. cit., pp. 268-269.
403 Una di queste quattro è la stela di Esarhadden trovata a Senjirli della quale dovrò parlare ancora.
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