L'opinione che il giorno lunare è quindici volte più lungo dei nostri si deve intendere probabilmente nel senso che la sua durata si estende a tutto l'intervallo che corre dal novilunio al plenilunio; il quale intervallo è realmente di quindici giorni nel linguaggio comune. Mi sia qui permesso di rilevare un'osservazione di H. Martin sulle posizioni relative della Terra, dell'Antiterra, della Luna e del Sole, che mi è impossibile ammettere: "Pour que la Lune pût être éclipsée quelquefois par l'Antichithone sans l'être en même temps par la Terre, il fallait que l'orbite de l'Antichthone fût supposée oblique par rapport à l'orbite terrestre. Supposons cependent pour un instant que cette obliquité n'eut pas esisté et que l'Antichthone eut été perpétuellement sur le même rayon que la Terre. Il en serait résulté pour l'Antichthone une eclipse perpetuelle de Soleil...". Io credo al contrario che, perfino nel caso più verosimile che si supponga l'Antiterra sempre collocato fra il fuoco centrale e la Terra:
1.° la Luna poteva venir oscurata dall'Antiterra senza esserlo nello stesso tempo dalla Terra;
2.° l'Antiterra ogni anno all'epoca degli equinozi doveva aver avuto due eclissi di Sole.
È facile mediante calcoli di persuadersi della verità di queste asserzioni.
513 Anche Anassagora, osservando che le eclissi di Luna sono più frequenti di quelle del Sole in un dato luogo della Terra, riputava necessario ammettere che fossero prodotte da più corpi a noi invisibili. V. SCHAUBACH, Geschichte der Griechischen Astronomie, bis auf Eratosthenes, p. 456.
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