I lenti, ma continuati progressi, che d’ipotesi in ipotesi e d’osservazione in osservazione, dal disco terrestre piano e circolare d’Omero condussero all’artificiosa e multiforme compagine degli eccentri e degli epicicli, offrono al filosofo uno spettacolo grandioso ed istruttivo, e a chi ben considera, non meno interessante di quello che presenti lo sviluppo dell’astronomia moderna da Copernico ai nostri giorni. Sventuratamente però non è concesso allo studioso di conoscere con uguale esattezza tutti i gradi della scala, che dalle idee di Talete condusse il genio dei Greci alle ipotesi e alle tavole astronomiche degli Alessandrini. Perchè, mentre degli ultimi stadi di questo lavoro intellettuale rimasero durevoli ricordi nella Grande composizione matematica, di quanto si fece prima d’Ipparco, e di quanto si fece fuori della scuola d’Alessandria dopo d’Ipparco, non rimasero che deboli tracce ed imperfette notizie, per lo più tramandate da scrittori non astronomi. Quanto dunque si fece in astronomia dai Greci, fuori dell’anzidetta scuola, in gran parte è rimasto ignoto agli storici di questa scienza, o se noto, non fu generalmente dai medesimi colla dovuta diligenza ponderato; e quindi avviene, che dei primi progressi di essa si devono cercare notizie sicure piuttosto presso gli studiosi della filologia e dell’antichità classica, che nei libri di Bailly, di Montucla, di Delambre, e dei numerosi loro imitatori o continuatori. Lo studio che ebbi l’onore dì presentarvi l’anno scorso Sui precursori di Copernico può far di questo testimonianza evidente.
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