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      Le osservazioni fatte col gnomone, o la determinazione del punto dove il Sole si leva e tramonta nell’epoche dei solstizi, non erano nè sufficientemente esatte, nè facili a coordinare teoricamente colle osservazioni delle stelle. Con queste ragioni intendiamo perfettamente perchè il mito astronomico della nutazione dell’orbe solare si sia propagato a traverso tutti i secoli dell’astronomia greca, prima e dopo di Eudosso, siccome or ora diremo.
      Stando all’istoria astronomica di Eudemo (che fu contemporaneo ed amico d’Aristotele), il primo a notare una ineguaglianza del corso del Sole sarebbe stato Talete, del quale si narra, che abbia trovato «il giro del Sole rispetto ai solstizi non avvenir sempre in modo uguale»50. Il che si può intendere tanto di una variazione nel corso del Sole sulla sfera celeste, quanto di una ineguale durata dell’anno, ma forse più propriamente della prima; perchè una ineguale durata dell’anno avrebbe prodotto anomalie nel giro del Sole anche rispetto alle stelle; giro, che al tempo di Talete, e ancora molto dopo, i Greci tutti assumevano come determinatore delle stagioni, dei lavori agricoli, e quindi anche della durata dell’anno. Ora, nel passo d’Eudemo si parla del giro del Sole non rispetto alle stelle, ma rispetto ai punti solstiziali; cose che ai Greci d’allora apparivano distinte, come a noi, sebbene per ragioni assai diverse da quelle che ora noi sappiamo assegnare.
      Un altro documento ci prova che l’idea di un moto del Sole in latitudine era divulgata in Grecia non solo prima di Eudosso, ma anche dopo di lui, e dietro l’autorità di lui.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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