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      Un’opinione la quale aveva a sostenitori Eudosso e Callippo, i primi astronomi del loro tempo, dovea facilmente divulgarsi, come ne fa fede il passo di Attalo. Essa trovò un primo e valente contradditore in Ipparco, il quale nell’opera citata ne fa una critica acerba, e forse anche eccessiva. Ipparco nota, che le osservazioni solstiziali fatte al gnomone non manifestano alcun moto del Sole in latitudine, e che le eclissi di Luna calcolate dagli astronomi del suo tempo, senza tener conto di quel moto, verificavano esattamente le predizioni, non differendo la grandezza osservata dalla calcolata, che di due digiti al più, ed anche questo raramente53. Ciò malgrado, troviamo notizie dell’ipotetica nutazione presso scrittori anche molto più recenti d’Ipparco. Plinio, descrivendo nel secondo libro della Storia naturale la diversa inclinazione del corso dei pianeti rispetto all’eclittica54, cosi s’esprime rispetto al Sole: «Sol deinde medio (signifero) fertur inter duas partes flexuoso draconum meatu inaequalis:» colla qual fantastica combinazion di parole intende dire, che il Sole descrive una linea sinuosa in mezzo allo zodiaco, scostandosi dall’eclittica di un grado da ambe le parti. Questo è reso anche più manifesto dalle parole che vengono dopo: «Martis stella, quatuor mediis: Iovis media et super eam duabus, Saturni duabus, ut Sol». Fra i numerosi autori, dai quali Plinio tolse il materiale pel suo libro secondo, è impossibile indovinare quello, da cui ha potuto aver origine questa notizia.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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