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      Fra gli astronomi che cercarono di spiegare il corso dei corpi celesti colle sfere omocentriche sarebbe da mettere anche Autolico, l’autore di due noti opuscoli, ancora esistenti, sulle nozioni più elementari del moto diurno e del levare e tramontare eliaco degli astri122. Sventuratamente, quanto dice Sosigene sui tentativi fatti da Autolico per ispiegare come i pianeti appaiano ora più, ora meno luminosi, non ci dà alcuna informazione positiva, e neppure ci permette di affermare, che le sue ipotesi fossero analoghe a quelle di Eudosso e di Callippo (V. Appendice II, § 14). A noi non resta a far altro che aggiungere il nome di Autolico a quello dei Greci, che prima di Ipparco si occuparono di ordinare la teoria dell’universo secondo i fenomeni.
      Esaminando i sistemi cosmici dei Greci nell’intervallo di tempo trascorso fra Eudosso ed Ipparco (360-125), troviamo che in quest’epoca le opinioni furono divise in molti partiti. Perchè, mentre gli ultimi dei Pitagorici si attenevano al sistema degli eccentri mobili123, Eraclide Pontico già sapeva esser possibile di spiegare i fenomeni nel modo che fu poi adottato da Copernico, e Aristarco aveva proposto formalmente la stessa ipotesi. Altri invece presero a coltivare la teoria degli epicicli, fra questi Apollonio da Perga, e dopo Apollonio, Ipparco. Malgrado tale concorrenza di opinioni, pare che le sfere di Eudosso fino ai tempi d’ Archimede, cioè fino alla fine del terzo secolo avanti Cristo, tenessero il primato non solo nelle scuole aristoteliche, ma anche presso gli astronomi.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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