Le presenti ricerche, assai più rigorose ed assai più complete, hanno confermato la parte sostanziale delle mie conclusioni d’allora, correggendole in qualche particolare.
Io le avevo presso a poco condotte a termine, quando mi venne sott’occhio l’opera importante di Paolo Tannery, intitolata Recherches sur l’histoire de l’astronomie ancienne, pubblicata nel 1892 fra le memorie dell’Accademia di Bordeaux, poi separatamente a Parigi presso Gauthier-Villars. In questo libro, dove, accanto alla discussione di molte questioni note, veggonsi additati ad ogni passo nuovi problemi non prima avvertiti, e tuttavia degnissimi di attenta considerazione, il Tannery ha toccato il presente argomento, specialmente nel cap. XIV. Al pari di me egli ha riconosciuto l’importanza dell’ipotesi degli eccentri mobili, ed al pari di me dalla forza delle cose è stato condotto a concludere, che il sistema detto di Ticone ha dovuto esser noto agli astronomi greci di una certa epoca, e rappresentare una parte importante nell’evoluzione delle loro teorie astronomiche. Egli crede che Apollonio abbia derivato il sistema ticonico da Aristarco per la stessa via per cui Ticone lo derivò da Copernico; riproducendo così il medesimo procedimento regressivo a 1800 anni di distanza. Un tale curioso ricorso storico nulla avrebbe in sè d’improbabile, ove come terzo elemento della questione non venisse a frapporsi il curioso personaggio di Eraclide Pontico, il cui nome si trova ripetutamente citato nei principali documenti riferentisi alla presente discussione, e la cui importanza in questo campo di speculazione cosmologica non sembra sia stata sufficientemente apprezzata dal Tannery.
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