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      Questo principio, di non ammettere altre circolazioni che intorno al centro del mondo, fu pure strettamente osservato da Eudosso nelle sue sfere omocentriche; le quali appunto a tal principio devono quella bella ed assoluta simmetria, che le distingue. Ma appunto verso l’epoca di cui stiamo discorrendo si cominciò a riconoscere, che nessuna delle costruzioni fino allora inventate poteva dare conto sufficiente di tutti i fatti osservati; che quindi, esaurite tutte le supposizioni che il principio suddetto poteva fornire, era necessario introdurre qualche principio nuovo.
      Un tal principio fu suggerito dallo studio dei movimenti di Mercurio e di Venere, e dalle variazioni notate nel loro splendore apparente. Le loro digressioni alternate e regolari a destra ed a sinistra del Sole, e le vicende della loro luce, notabili specialmente in Venere172, con evidenza quasi intuitiva spingevano a supporre, che il centro della loro circolazione non fosse la Terra, ma bensì un altro punto collocato nella direzione del Sole; e qual altro punto poteva essere questo, se non il Sole medesimo? L’idea di assumere come centro di questa e d’altre circolazioni celesti un semplice punto ideale, dovette allora, ed ancora per alcun tempo dopo, essere considerata come assurda; e non fu introdotta nell’astronomia che molto più tardi.
      4. ERACLIDE PONTICO FU IL PRIMO, SICCOME È STORICAMENTE ATTESTATO, A RICONOSCERE, CHE PER I DUE PIANETI INFERIORI IL MIGLIORE E PIÙ SEMPLICE MODO DI RAPPRESENTARE LE FASI OSSERVATE ERA QUELLO DI FARLI CIRCOLARE INTORNO AL SOLE COME CENTRO, CON PERIODO UGUALE A QUELLO, DELLA LORO RIVOLUZIONE SINODICA173 E NEL SENSO DIRETTO, CIOÈ SECONDO L’ORDINE DEI SEGNI. COSÌ S’INTRODUCEVA PER LA PRIMA VOLTA IL CONCETTO DI FAR CIRCOLARE UN CORPO CELESTE INTORNO AD UN ALTRO CORPO CELESTE, GIRANTE ESSO MEDESIMO INTORNO AL CENTRO DELL’UNIVERSO.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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