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      Invece il moto degli apsidi lunari avea mostrato, che alla Luna poteva applicarsi la teoria dell’eccentro solare, facendo però muovere lentamente il centro di questo intorno alla Terra, in un tempo uguale al periodo rivolutivo dell’apogeo lunare191. E molto probabilmente dobbiamo riconoscere da ci? la maggior generalità che acquist? l’idea di eccentro mobile dopo Apollonio.
      26. MA OLTRE ALLA LUNA, ADRASTO COMPRENDE NELLA SUA DEFINIZIONE DEGLI ECCENTRI MOBILI ANCHE I DUE PIANETI INFERIORI. CHE IL MOTO DI QUESTI PIANETI, IN MODO COS? EVIDENTE RAPPRESENTATO DALL’EPICICLO NELL’IPOTESI DI ERACLIDE PONTICO, SI POSSA ANCHE TRADURRE IN UNA CERTA FORMA DI ECCENTRO MOBILE, NON VI HA DUBBIO ALCUNO, DOPO QUANTO ABBIAMO ESPOSTO NEL § 12. MA CHE QUESTO SIA STATO FATTO REALMENTE DAI MATEMATICI GRECI, MI PAR MOLTO INCERTO. L’IPOTESI DELL’ECCENTRO MOBILE HA IL GRAVE DIFETTO DI NON RENDERE INTUITIVA E CHIARA A PRIMO ASPETTO LA SPIEGAZIONE DELLE STAZIONI E DELLO RETROGRADAZIONI. NULLA HA POTUTO GIUSTIFICARNE L’USO, È LA POSSIBILITÀ DI COORDINARE CON ESSA IL MOTO DEI PIANETI SUPERIORI E QUELLO PIANETI INFERIORI UN UNICO SISTEMA (CIOÈ IN QUELLO CHE POI FU TICONICO). LA SUA APPLICAZIONE AI PIANETI INFERIORI NON SOLO ANNULLATO QUESTO VANTAGGIO, MA AVREBBE PORTATO NEL SISTEMA QUELL’ETEROGENEITÀ, CHE APPUNTO SI VOLEVA SFUG192.
      NOI PENSIAMO DUNQUE CHE ADRASTO, IL QUALE SEMBRA CHE SCRIVESSE LA SUA ASTRONOMIA COME PARTE DI UN COMMENTARIO AL TIMEO PLATONE193, ABBIA ESPOSTE LE COSE IN UN MODO GENERICO, E NON ESATTO FINO AGLI ULTIMI PARTICOLARI. COSTRETTO DAL SUO SCOPO AD EVITARE (COME EGLI STESSO DICE NEL PASSO PIÙ SOPRA RIFERITO) TROPPO LUNGHE DICHIARAZIONI, NON POTÈ O NON VOLLE DISTINGUERE ACCURATAMENTE I VARI CASI CHE SI POTEVANO PRESENTARE NELL’APPLICAZIONE DEGLI ECCENTRI MOBILI ALLA LUNA, AI PIANETI SUPERIORI ED AI PIANETI INFERIORI; TANTO PIÙ CHE GLI ECCENTRICI RAPPRESENTAVANO PER LUI SOLTANTO UNA COMBINAZIONE ACCIDENTALE DI MOVIMENTI (???? ??????????), E NON IL VERO PIANO DELLA NATURA194.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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