COME SI VEDE, PER PLINIO LA CANICULA È SEMPRE DAPPERTUTTO DISTINTA DAL CANE; ESSA È IDENTICA ALLA COSTELLAZIONE DEL CANE MINORE, E IL SUO NOME È APPLICATO A PROCIONE, STELLA PRINCIPALE DI QUELL’ASTERISMO284. I SUOI EFFETTI SULLA NATURA NON SONO MINORI DI QUELLI ATTRIBUITI AL CANE. GIÀ I PASSI ADDOTTI QUI SOPRA NE PORGONO UN SAGGIO: ALTRI DIVERSI SE NE POTREBBERO RECAR IN PROPOSITO, FRA I QUALI SCELGO UNO SOLO (LIB. II, C. 40): CANICULAE EXORTU ACCENDI SOLIS VAPORES QUIS IGNORAT, CUIUS SIDERIS EFFECTUS AMPLISSIMI IN TERRA SENTIUNTUR? FERVENT MARIA EXORIENTE EO, FLUCTUANT IN CELLIS VINA, MOVENTUR STAGNA ETC.
Quantunque in molti luoghi della sua grand’opera Plinio si mostri bene informato degli effetti analoghi del Cane o di Sirio sopra i più disparati fenomeni della natura, egli non sembra aver il più leggero sospetto che l’uno o l’altro potesse da altri al suo tempo esser considerato come l’equivalente della Canicula. Il Cane maggiore ed il minore, Sirio e la Canicula sono per lui ambedue apportatori di grande calore, di siccità, e sopratutto di calamità diverse.
3. Di questo medesimo parere sembra sia stato anche Cicerone, il quale di Procione dice nella sua versione di Arato285:
.... Procyon qui se se fervidus ìnfert
Ante canem....
applicando così a Procione la medesima denominazione di fervidus, data poco più sotto al Cane286:
FERVIDUS ILLE CANIS TOTO CUM CORPORE CEDIT,
IL TESTO D’ARATO NULLA HA PER PROCIONE, CHE CORRISPONDA A FERVIDUS: PERCIÒ SEMBRA PLAUSIBILE CREDERE, CHE PER CICERONE L’UNO E L’ALTRO CANE AVESSERO INFLUENZE DI NATURA ANALOGA SULL’ACCRESCIMENTO DEI CALORI ESTIVI: ESSI APPARIVANO INFATTI AL MATTINO A POCHI GIORNI D’INTERVALLO. MA QUELLO CHE PER CICERONE È SOLAMENTE PROBABILE, È CERTISSIMO PER ORAZIO, IL QUALE NELL’ODE 29A DEL LIBRO III SCRIVE SUL RITORNAR DELLA STATE:
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