Infatti, se l’autore di tale osservazione constasse esser stato una persona perita delle osservazioni celesti, essa costituirebbe un documento decisivo. Trattantosi però di un uomo degno sì di rispetto per molti titoli, ma della cui familiarità coll’aspetto del cielo è lecito dubitare, non sarà rigore soverchio il differire un giudizio definitivo; il quale dovrà coordinarsi con quello che sarà per risultare dall’esame complessivo di tutte le testimonianze. Negli antichi scrittori infatti non sono infrequenti allusioni a fenomeni astronomici così espresse, da costringere il lettore ad ammettere qualche abbaglio grave294.
Qui però non è neppur necessario ricorrere all’ipotesi, che Seneca abbia errato nell’identificazione degli astri da lui nominati: la osservazione da lui citata ha potuto esser esatta, e Sirio tuttavia bianchissimo. Supponiamo infatti, che una persona pratica del cielo abbia fatto vedere gli astri a Seneca in un momento, in cui Marte e Giove essendo alti nell’emisfero, Sirio fosse basso ed immerso nei vapori dell’orizzonte. In conseguenza del noto fatto dell’assorbimento atmosferico, in virtù del quale il Sole e la Luna e le maggiori stelle appaiono rosse al levare ed al tramonto, Sirio poteva benissimo in quell’istante apparire più rosso di Marte e di Giove; ed indurre così Seneca ad una conclusione, alla quale non sarebbe mai giunto un osservatore avvezzo a considerare Sirio in tutte le posizioni che può prendere, e quindi anche presso la culminazione295.
IV. ALTRE AUTORITÀ.
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Seneca Sirio Seneca Marte Giove Sirio Sole Luna Sirio Marte Giove Seneca Sirio
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