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      Infatti i colori della Fenice non erano altri che quelli del Sole aureo e di Sirio rosseggiante. E il periodo della Fenice si chiudeva quando il primo giorno di Thoth (il cominciamento dell’anno vago) veniva a corrispondere all’apparire simultaneo di Sirio e del Sole all’orizzonte orientale; in questo stesso giorno cominciava il periodo seguente. Dunque poichè il levare eliaco di Sirio determinava il principio e la fine dell’anno Sotiaco, e la stella era rossa color fuoco; è facile vedere il motivo per cui i sacerdoti dicevano la Fenice consumarsi nel fuoco da lei stessa acceso (cioè nel fuoco di Sirio) e come per essi la nuova Fenice sorgesse dalle ceneri della precedente. Il fuoco in cui la Fenice periva, non era altro che il fuoco di Sirio rosseggiante, al quale forse si potrebbero aggiungere i colori dell’aurora, a traverso dei quali Sirio nel suo levare eliaco si manifestava precedendo il levare del Sole».
      Ingegnosa è questa teoria, ma offre diverse difficoltà. Anzitutto l’equivalenza del periodo della Fenice coll’anno Sotiaco non è sostenuta da sufficienti autorità. Tacito (Ann. VI, 28) è il solo che ne parla; ed anch’egli dubitativamente dicendo: De numero annorum varia traduntur. Maxime vulgatum quingentorum spatium: sunt qui asseverent mille quadringentos sexaginta unum interici. Numerosi invece sono gli scrittori che assegnano la durata di 500 anni335. Gli stessi scrittori egiziani erano fra loro in completa discordanza. Horapollo di Nilopoli, che scrisse in idioma egizio una spiegazione dei geroglifici, e doveva esser molto versato nelle scienze sacerdotali, si tiene al dato comune di 500 anni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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