QUESTA VIA INVECE SI STUDIÒ DI SEGUIRE DEMOCRITO DI ABDERA (480-380), GRAN MAESTRO DI OSSERVAZIONE E DI SCIENZA POSITIVA, CHE COGLI ALTRI ATOMISTI SI PUÒ CONSIDERARE COME IL LEGITTIMO CONTINUATORE DEI FILOSOFI IONII. DURANTE LA SUA LUNGHISSIMA VITA E MERCÈ DI ESTESI VIAGGI EGLI EBBE OCCASIONE DI RACCOGLIERE UNA GRAN MASSA DI COGNIZIONI SU ARGOMENTI DIVERSISSIMI DELLA FILOSOFIA NATURALE; E DI TALI COGNIZIONI LASCIÒ RICORDO IN NUMEROSI LIBRI, DEI QUALI ALTRO NON RIMASE CHE IL TITOLO E POCHI FRAMMENTI. ALCUNE OPERE DI MAGIA, ASTROLOGIA, ED ALCHIMIA, CHE GIÀ ANTICAMENTE GLI ERANO ATTRIBUITE, E DI CUI QUALCHE COSA SI È CONSERVATO, NON APPARTENGONO A LUI. FRA I LIBRI CHE VERAMENTE SI POSSONO CONSIDERARE COME OPERA DI DEMOCRITO, PARECCHI SI COLLEGAVANO MANIFESTAMENTE COL NOSTRO ARGOMENTO. DUE DI ESSI, UNO SULLE CAUSE CELESTI, L’ALTRO SULLE CAUSE ATMOSFERICHE DIMOSTRANO IN MODO EVIDENTE COI LORO TITOLI, CHE GIÀ AI SUOI TEMPI SI SENTIVA DOVERSI FARE QUALCHE DISTINZIONE FRA L’ASTRONOMIA E LA METEOROLOGIA. AVEVA EGLI ALTRESÌ SCRITTO UN LIBRO SUL GRANDE ANNO; DEL QUALE SI È CONSERVATA LA NOTIZIA, IL GRANDE ANNO DI DEMOCRITO ESSER STATO DI 82 ANNI SOLARI E 1012 LUNAZIONI. GLI ANNI COMUNI ERANO 54 IN OGNI PERIODO, GLI ANNI INTERCALARI 28. SE QUESTI NUMERI SONO ESATTAMENTE RIFERITI, CONVIEN DIRE CHE IL FILOSOFO DI ABDERA NON CONOBBE MOLTO ESATTAMENTE IL RAPPORTO DELLA DURATA DELL’ANNO SOLARE ALLA DURATA DELLA LUNAZIONE. NON È POSSIBILE INFATTI COMPORRE CON QUESTI NUMERI UN CICLO CHE SI ADATTI UGUALMENTE BENE AL CORSO DEL SOLE E A QUELLO DELLA LUNA. DEMOCRITO SCRISSE INOLTRE UN TRATTATO D’ASTRONOMIA, A CUI ERA ANNESSO UN PARAPEGMA O CALENDARIO ASTROMETEOROLOGICO. È QUESTA LA PRIMA DI TALI COMPOSIZIONI, DI CUI CI RESTI QUALCHE FRAMMENTO, E CI SIA CONCESSO DI PRENDERE QUALCHE IDEA. DEI FRAMMENTI IL LETTORE VEDRÀ PIÙ SOTTO QUALCHE SAGGIO: QUANTO ALL’ORDINE DEL PARAPEGMA, PARE CHE ESSO CONSTASSE DI DUE COLONNE, NELLA PRIMA DELLE QUALI ERAN SEGNATI IN ORDINE PROGRESSIVO I 365 GIORNI DELL’ANNO A PARTIRE DA UN PUNTO FISSO DEL MOVIMENTO DEL SOLE, E PROBABILMENTE A PARTIRE DAL SOLSTIZIO ESTIVO. NON VI ERA SEGNO DI MESI, PER LA POSIZIONE INCERTA E MOLTO VARIABILE CHE AVEVANO I MESI DEI GRECI RISPETTO AI QUATTRO CARDINI DELL’ANNO. NELLA SECONDA COLONNA ERANO SEGNATE LE OSSERVAZIONI DELLO STATO DEL CIELO E DEI VENTI, CHE L’AUTORE AVEVA POTUTO REGISTRARE SOTTO CIASCUN GIORNO PER PIÙ ANNI, PRENDENDO UNA SPECIE DI MEDIA FRA LE INDICAZIONI DEI VARI ANNI, QUANDO ESSE ERAN DISCORDI, O SEGNANDO TALVOLTA ANCHE LA VARIETÀ DI TALI INDICAZIONI, QUANDO ESSE ERANO INCONCILIABILI. TALI INDICAZIONI SI CONSERVANO IN PICCOLA PARTE, CIRCA 35 PER TUTTO L’ANNO. LO SCOPO DI TALE COMPOSIZIONE ERA MANIFESTAMENTE QUELLO DI SEGNARE GIORNO PER GIORNO LE PROBABILITÀ DEL TEMPO CHE SI POTEVA ASPETTARE; ED ANCHE QUELLO DI SEGNARE VERSO QUALE EPOCA DELL’ANNO SI DOVEVANO ASPETTARE CERTI FENOMENI PERIODICI, COME PER ESEMPIO LA APPARIZIONE DELLE ETESIE O VENTI REGOLARI. AFFINCHÈ POI SI POTESSE RAVVISARE FACILMENTE IN CIELO LE EPOCHE PIÙ IMPORTANTI CONNESSE COL CORSO DEL SOLE, OLTRE ALLE EPISEMASIE O PRONOSTICI METEOROLOGICI, SI DAVANO NEL PARAPEGMA LE EPOCHE DEL LEVARE E TRAMONTO MATTUTINO E VESPERTINO DI ALCUNI ASTRI PRINCIPALI, IN CORRISPONDENZA COLLE EPISEMASIE STESSE. SU QUESTO TIPO FURONO DI POI COSTRUTTI ANCHE TUTTI GLI ALTRI PARAPEGMI DEI GRECI FINO AL TEMPO IN CUI ESSI ADOTTARONO IL CALENDARIO ROMANO.
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