Sventuratamente di questi grandi lavori non sono restati che pochi ed oscuri cenni, dai quali appena è possibile riconoscerne la vera natura. Numerose indicazioni però ci restano del parapegma solare di Eudosso, cioè delle apparizioni stellari e dei pronostici in quanto si riferiscono unicamente alla posizione del Sole nell’eclittica. Del come fossero utilizzate le osservazioni dell’ottaeteride per studiare la parte d’influsso dovuta alla Luna, non sappiamo nulla. Le episemasie citate col suo nome ascendono al numero di circa 120, ma ben altre molte sono passate negli antichi calendari romani senza indicazione particolare del loro autore357.
Filippo Locrese (390-320), detto anche Filippo di Medma o Filippo d’Opunte dalle città dove nacque o fu cittadino, è annoverato fra i più illustri ornamenti dell’Accademia, ed ebbe l’incarico di pubblicare e completare le opere postume di Platone. Fu il primo, di cui si riferiscano i tentativi per determinare la grandezza del globo terrestre. Egli fece anzi di più; geometra valente qual era, ebbe l’ardire d’investigare anche le distanze e le grandezze del Sole e della Luna. Osservò lungamente i fenomeni del cielo e dell’atmosfera nella Locride, nella Focide, e nel Peloponneso; restano del suo parapegma circa 20 episemasie. Scrisse anche un trattato Sui venti; nel che era già stato preceduto un secolo prima da Acrone, medico di Agrigento (450).
Callippo Ciziceno (380-310), amico e contemporaneo d’Aristotele, occupa nella storia dell’Astronomia un posto distinto per la sua riforma del sistema cosmico d’Eudosso, per diligenti osservazioni equinoziali e solstiziali, e per la precisione con cui il corso del Sole e della Luna sono rappresentati nel grande anno da lui proposto, che fu poi chiamato il periodo callippico.
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