Per la qual causa molte volte esse non si verificano. E gli astronomi non sono da accusare di ciò, come (e giustamente) si accuserebbero dell’aver sbagliato nel predire un’eclisse, o la levata di un astro. Tutte le cose infatti, che dipendono da una teoria razionale, possono predirsi od enunciarsi senza errore. Ma dalle episemasie non può derivar lode perfetta, quando sono seguite dall’effetto; nè si deve trarne motivo di accusa, quando non si trovino verificate; questa è infatti una parte dell’Astronomia non soggetta a teoria alcuna».
Nell’introduzione al proprio parapegma descritto nel paragrafo precedente, Tolomeo così si esprime sull’interpretazione delle episemasie. «Abbiamo inscritto le episemasie osservate dagli antichi nei giorni loro corrispondenti del corso del Sole; non già da intendersi come infallibili o tali che debba aspettarsene il pieno adempimento: ma quali per lo più si potrebbero aspettare, se non vi facessero contrasto molte altre cause... Poichè lo stato dell’atmosfera non è solamente regolato sul corso del Sole, ma concorrono per lo più a determinarlo la Luna ed i cinque pianeti». E Plinio scrive (Hist. Nat., lib. XVIII. cap. 25): Accedit confessa rerum obscuritas, nunc praecurrente, nec paucis diebus, tempestatum significatu, quod ???????????? Graeci vocant, nunc postveniente, quod ????????????; et plerumque alias citius, alias tardius coeli effectu ad terram deciduo; vulgo serenitate reddita confectum sidus audimus.
Se pertanto, oltre all’intrinseca probabilità che al verificarsi delle episemasie deriva dall’esser queste il risultato di osservazioni effettive fatte negli identici giorni dell’anno solare, aggiungiamo ancora i larghi limiti di tolleranza, che abbiamo veduto testè concedersi alla loro interpretazione; nessuna maraviglia ci farà il vedere per più secoli uomini di tanto senno scientifico occuparsi a perfezionarle per ridurle a viepiù grande certezza.
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