Questo progresso venne subito, grande ed inaspettato. Pochissimi anni dopo la pubblicazione dell’Handbuch apriva agli eruditi le porte dell’antichità egiziana; gli scavi di Mesopotamia risule civiltà, che si credevan perdute, di Babilonia e di Ninive. Le questioni concernenti la cronologia di quelle nazioni cambiarono interamente d’aspetto; per una risoluta, dieci nuove ne vennero fuori. Contemporaneamente venne a luce poco a poco l’immensa letteratura degli Indiani, e con essa i loro libri astronomici e i loro diversi modi di calcolare il tempo. Furono studiati i sistemi cronologici dei Cinesi (già da Ideler medesimo), dei Giapponesi, e delle nazioni loro vicine dell’Asia centrale, orientale e meridionale. Persino dalle antiche nazioni dell’America centrale si ebbero documenti sui loro curiosi sistemi di cronologia. Per opera di Sachau venne in luce la Cronologia delle antiche nazioni Albîû, una specie di Ideler arabo, che verso il 1000 della nostra èra con grande lavoro, con estese relazioni letterarie, e non schivando neppure la fatica di lunghi viaggi, raccolse una gran quantità di materiali cronologici, che senza di lui sarebbero andati perduti. Nè frattanto erano rimasti inoperosi gli indagatori dell’antichità classica; i difficili e complicati ed ancora in molta parte insoluti problemi dei Calendari greci ed italici hanno luogo ad una copiosa letteratura, la quale s’illustra dei nomi di Augusto Boeckh e di Teodoro Mommsen.
Bastano questi pochissimi cenni per far comprendere le difficoltà che si opponevano a chi volesse in modo utile e degno riprendere, con tanto apparato di nuova materia, l’opera di Ideler.
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