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      Invece di osservare il Sole (cosa non facile a farsi direttamente) essi usarono notar ogni volta il luogo del cielo, dove la Luna sia piena; e questo luogo fissarono coll’aiuto delle stelle vicine, distribuite lungo lo zodiaco in 28 gruppi o costellazioni dette naxatra, ì determinate, che la Luna nel suo corso ne percorresse una ogni giorno. Il luogo che la Luna piena occupava fra i naxatra senz’altro la stagione dell’anno in cui uno li trovava. E la durata dell’anno non era altro che il tempo del ritorno della Luna piena al medesimo naxatra. ’invenzione dei naxatra è, come si vede, intimamente connessa colla natura del calendario indiano, e poca probabilità si vuole oggi attribuirla ai Babilonesi, ne’ cui monumenti astronomici finora non se n’è trovato indizio sicuro. Del resto il modo di definire l’anno lunisolare per mezzo dei naxatra, quale appare così semplice a primo aspetto, non è esente da difficoltà pratiche; sia perchè il luogo del cielo dove la Luna si fa piena non è definibile con molta precisione senza strumenti, sia perchè la rivoluzione siderale della Luna non si fa in 28 giorni esatti; i pleniluni poi non si ripetono nei medesimi punti del cielo. Perciò gli astronomi-sacerdoti del Bramanismo furono presto condotti a complicazioni di calcolo, come si vede nel trattato detto Gyotisham, è uno dei Vedanga supplementi del Veda. Qui tempo è calcolato per periodi di 1830 giorni pari a 5 anni di 366 giorni. Ognuno di questi periodi è supposto comprendere 67 mesi lunari siderei, 62 mesi lunari sinodici, 60 mesi solari di 30 ½giorni e 61 mesi savana 30 giorni; il signifidi questi ultimi essendo puramente rituale.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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