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      Nei primi secoli dell’èra volgare pervennero nell’India dall’Occidente notizie più esatte sul corso degli astri, e con queste fu costruito un computo nuovo, che ancora oggi è in uso, e si trova esposto nei trattati astronomici detti Siddhanta. non seguirò il diligentissimo Autore nella selva intricata di questa cronologia. Qui, come in altre cose, si manifesta la natura del genio indiano, alla chiarezza e alla semplicità preferisce il gigantesco, il multiforme e l’astruso. Il loro calendario luni-soli-stellare è quanto di più complesso la mente umana abbia inventato in questa materia.
      La cronologia dei Cinesi e quella poco diversa che i Giapponesi usarono fino al 1873 (anno in cui si convertirono al calendario Gregoriano) sono fondate anch’esse sul computo lunisolare e si distinguono per questo, che la numerazione dei tempi vi si fa per cicli di 60 giorni, di 60 mesi e di 60 anni. Anche i Cinesi, come gli Indiani, usarono ab antiquo novilunio vero in luogo del novilunio apparente. Anch’essi quindi furon condotti a determinare le stagioni per mezzo dei luoghi dove accadono in cielo i pleniluni e a stabilire per loro conto una serie di 28 costellazioni lungo lo zodiaco, da loro chiamate siue assai analoghe ai naxatra . Molto si è disputato sull’oridi questi siu, alcuni vollero derivati dai naxatra, altri sostennero la derivazione inversa. Ora è in credito l’opinione, che gli uni e gli altri sian venuti da Babilonia, la quale sarebbe stata maestra di astronomia a tutta l’Asia. Per ciò che concerne le 28 costellazioni lunari la cosa mi par molto dubbia.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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