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      Primo perchè non si è ancora dimostrato in modo convincente, che certe liste di asterismi babilonesi trovate negli scavi di Mesopotamia rappresentino veramente serie di astelunari. Secondo, perchè il sistema cronologico dei Babilonesi si fondava sulle osservazioni dei noviluni apparenti, e la relazione dei mesi lunari col moto del Sole si determinava non col notare in cielo i luoghi dei pleniluni, ma coll’osservazione del levare eliaco di alcune stelle o gruppi di stelle a ciò particolarmente adatti. Le mansioni lunari sono affatto estranee ai metodi babilonesi. Esse eran pure estranee ai metodi degli Arabi, nella cui cronologia, fondata sui noviluni apparenti, le costellazioni lunari non entrano affatto. Eran presso di loro una curiosità uranografica, importata dall’India forse in tempi molto remoti. Gli Arabi le introdussero qualche volta nel loro computi astrologici, e alcuno loro astrolabi le porta segnate insieme coi 12 segni dello zodiaco.
      Ai computi indiani, od ai computi cinesi, o ad entrambi, in qualche parte si accostano quelli dell’India oltre il Gange, quei dell’Arcipelago malese e quei dell’Asia centrale. Unico e diverso da tutti gli altri invece è il sistema di cronologia usato dai popoli dell’America centrale, dal Messico al Nicaragua, prima della conquista spagnuola. Tutti questi popoli avevano un sistema vigesimale di numerazione: quindi la base dei loro calcoli del tempo è uno spazio di 20 giorni, che ripetuto 18 volte con l’aggiunta di 5 giorni intercalari, dava un anno vago di 365 giorni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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