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      Thibaut ha esaminato tre di questi Çulvasûtra438, cui si danno per autori Baudhâyana, Apastamba e Kâtyâyana, e si è mostrato in questa ricerca cos? esperto matematico e calcolatore, che la storia delle matematiche ha diritto di sperare da lui accrescimenti non meno nuovi che esatti, quand’egli seguendo l’incominciata via continui a cercare traccie di notizie matematiche negli scritti non astronomici della letteratura sanscrita.
      ABBIAMO GIÀ DETTO, CHE LA FORMA DELL’ALTARE È RIGUARDATA COME ESSENZIALE. ESSA HA CAMBIATO, PRENDENDO COL TEMPO DIVERSE FIGURE, CHE PER OGNI MENTE NON INDIANA TOCCANO IL RIDICOLO. QUAL EUROPEO PUÒ IMMAGINARSI DI COSTRUIRE UN ALTARE IN FORMA DI UN FALCO O D’UN ALTRO UCCELLO, D’UNA RUOTA DI CARRO, ECC.? MA TUTTE QUESTE FORME SONO REGOLATE DA DUE LEGGI MATEMATICHE, A CIASCUNA DELLE QUALI CORRISPONDE UN GRUPPO SPECIALE DI PROBLEMI439.
      Se si aggrandisce un altare di data figura, deve la sua forma rimaner identica nelle sue proporzioni. Si deve dunque: 1.° saper costruire una figura simile ad una data, e avente con quella un rapporto dato di grandezza.
      La superficie dell’altare di dimensioni normali è sempre la stessa; qualunque ne sia la forma. Dunque si deve: 2.° saper convertire una figura in un’altra di eguale area.
      Rispetto alla prima legge, ricorderemo l’analogo caso che occorre nelle leggende dei Greci anche a proposito di una costruzione religiosa. Già il lettore indovina, che noi vogliamo parlare della duplicazione del cubo. Eratostene racconta, aver Minos fatto erigere a Glauco un sepolcro di forma cubica; che avendo egli saputo ogni lato del cubo esser di soli 100 piedi, diede all’architetto l’ordine seguente, espresso in versi da Euripide, tragico:


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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