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      È certamente inutile aggiungere qui una sillaba di spiegazione. Il testo egiziano e il testo indiano si completano troppo bene, e insieme colle parole di Democrito concorrono a dimostrare, che il processo di tender la fune era abituale in Egitto già al tempo del Saggio d’Abdera, cioè verso la metà del secolo V prima di Cristo.
      Quale antichità possono opporre a questa i Çulvasûtras? Non a caso abbiam riservato l’ultimo luogo a questa interrogazione. Ma coloro cui spetta rispondere, non danno su ciò luce molto soddisfacente. Su Kâtyâyana Weber si esprime così471: «La formazione della parola coll’affisso âyana ci porterebbe al tempo in cui le scuole (àyana) erano definitivamente costituite. Che che sia di ciò, nomi così formati si trovano solo di raro nei Brahmana, ed anche solo nelle loro parti meno antiche, quindi in generale indicano sempre un’epoca piuttosto moderna». Ciò che si dice di Kâtyâyana, vale naturalmente anche per Baudhâyana: il portatore di un nome di egual formazione, Açvalâyana vien riferito al tempo del grammatico Pânini che forse non viveva prima del 140 di Cristo472. Ed anche Thibaut473 circa l’epoca, in cui i Çulvasûtras han preso la loro forma presente non sa affermar altro, se non che egli crede, i precetti ivi contenuti esser molto più antichi degli scritti stessi. Egli pensa che molte di quelle regole si sian tramandate per tradizione, e dice ciò risultare dalla forma in cui son espresse. Da ultimo sembra ritenere per evidente, che tutta la scienza geometrica ivi contenuta sia d’origine indiana, sebbene ciò non sia da lui espressamente affermato.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo II
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 438

   





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