256 Annuaire du Bureau des Longitudes, 1842, p. 353.
257 Una dichiarazione filologica esatta del significato di questa parola è riportata nel Cosmos di HUMHOLDT, vol. III, p. 257 dell’edizione di Milano.
258 Composition mathématique de CLAUDE PTOLÉMÉE, Paris, 1813-1816, vol. II, p.72.
259 IBIDEM, VOL. II, P. 442.
260 CLAUDE PTOLÉMAEI, MAGNAE CONSTRUCTIONIS LIBRI XIII. BASILEAE APUD JOANNEM WALDERUM, 1538 FOL.
261 ABBIAMO NELLA SPECOLA DI BRERA DI QUESTA TRADUZIONE DUE EDIZIONI STAMPATE A BASILEA, L’UNA NEL 1541, L’ALTRA NEL 1551. L’ESEMPLARE DI QUEST’ULTIMA APPARTENNE GIÀ AD UGO FOSCOLO, E PORTA IN FRONTE UNA NOTA BIBLIOGRAFICA SCRITTA DI SUA MANO.
262 Almagestum Cl. Ptolemaei Pheludiensis Alexandrini Astronomorum principis: opus ingens ac nobile omnes caelorum motus contineus, felicibus astris eat in lucem ductu Petri Lichtenstein Coloniensis Germani anno virginei partus 1515. Che questa edizione latina provenga dalla versione di Gerardo da Cremona è provato da W?STENFELD, Die Uebersetzungen Arabischer Werke in das Lateinische seit dem XI Jahrhundert (Memorie della Società delle scienze di Gottinga, vol. XXII, 1877, p. 64). Lo stesso è provato da KNOBEL (Monthly, Not. XLV, p. 146) dal confronto diretto dell’edizione di Lichtenstein con tre copie manoscritte della versione di Gerardo. L’esemplare che di tal edizione possiede la Specola di Brera è un raro cimelio, avendo appartenuto a Michele Maestlin, che fu maestro di Astronomia a Keplero, e che lo riempì di molte note scritte di sua mano.
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