A. S.
?. PRIMA STESURA DELLA PREFAZIONE.
Nel lungo intervallo di tempo trascorso dall’epoca in cui Bailly e Delambre scrissero le loro monumentali Storie dell’Astronomia, nessun’altra opera è venuta in luce che a quelle si possa comparare per estensione e profondità di ricerche, specialmente per quanto concerne l’astronomia degli antichi. Nelle storie di Maedler, di Hoefer e di Wolf (a non parlare che delle più note), concepite secondo un piano assai men vasto, gli autori, obbligati a dedicare gran parte dell’opera loro ai grandi e maravigliosi progressi dei tempi moderni, non trattarono degli antichi che in modo assai succinto, e si contentarono per lo più di riassumere in breve spazio le narrazioni di quei due sommi e veri storici della nostra scienza, senza tener conto delle numerose ricerche speciali e degli importanti risultati che il secolo XIX aveva prodotto in questa parte, come in ogni altra dello scibile umano.
Non v’è quasi capitolo dell’astronomia antica che in quest’intervallo non sia stato parzialmente od anche interamente rinnovato. A ciò cooperarono: le ricerche di molti eruditi armati di metodo critico sicuro e potente, che gli scrittori antecedenti poco avevano conosciuto; lo studio più diligente e più esatto degli antichi autori, oggi rappresentati da edizioni fatte sui codici accuratamente fra loro comparati e assoggettati a severa discussione; infine le grandi e maravigliose scoperte archeologiche, per cui tutta fu rinnovata la storia delle antiche nazioni dell’oriente, e ci fu dato prendere anche una cognizione più che superficiale della loro cultura nelle arti e nelle scienze.
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