Vi è il mese della renna domestica, quello della renna selvatica, il mese dei pesci bianchi, quello dei pesci rossi ecc. Le denominazioni variano, da un cantone all’altro secondo la varietà di usanze e di occupazioni facile ad immaginare in quel vasto paese che si estende per circa 12 gradi in latitudine2. Come ben si vede il numero di dieci mesi e la loro ineguale durata escludono intieramente la Luna da questo modo di computare il tempo, sebbene la latitudine del Kamciatka non sia ancor tale da far entrare questo paese nel numero delle terre polari.
Invece i Jakuti, che abitano una vasta regione della Siberia orientale fra i paralleli 60° e 70° attraversata dal circolo polare, usano un calendario quale non ci aspetteremmo sotto una così alta latitudine. Billings, che intorno al 1790 soggiornò vari anni in quelle regioni, così ne parla: «I Jakuti dividono l’anno in quattro stagioni uguali alle nostre ed hanno dodici mesi di trenta giorni ciascuno; ma ogni sei anni contano un mese di più pei giorni intercalari. Nella notte conoscono le ore dalla situazione dell’Orsa Maggiore e della stella polare. Osservano diversi fenomeni che fanno loro prevedere l’avvicinarsi delle stagioni»3. Un tal calendario, al pari del nostro coi suoi mesi di trenta e trentun giorni, ha dovuto in origine esser regolato sulla Luna, dalla quale certamente, come presso molti altri popoli, il mese di trenta giorni è stato derivato. Esso non ha potuto nascere sotto il circolo polare, per le ragioni esposte in principio di questo capitolo, ed è stato sicuramente importato da latitudini più basse.
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