SCRIVE IL COMPAGNONI NELLA SUA STORIA DELL’AMERICA26, CHE GL’INDIANI DELL’ORENOCO «DANNO ALLE DIVERSE LUNE DELL’ANNO DIVERSE DENOMINAZIONI, PRESE DALLE DIFFERENTI VICENDE CHE LA NATURA NEL VOLGER DELL’ANNO PRESENTA, COME DELLA MATURANZA DI CERTI FRUTTI, DALLA RACCOLTA DELLE UOVA DI TARTARUGA, DAL PRINCIPIO DELLE PIOGGIE E COSE SIMILI. L’ANNO NON È CONTATO DALLE LUNE MA DALLE STAGIONI».
Il dottor Forster, il quale accompagnò Cook nel suo secondo viaggio, ha dato le seguenti notizie27. L’anno dei Tahitiani è determinato dalla raccolta del frutto del pane, e comincia press’a poco in marzo, nel tempo in cui si fa la pasta acre di questo frutto. Per la sua suddivisione essi contano le rivoluzioni della Luna; il nome di Marama o Malama significa ad un tempo Luna e lunazione. In ciascuna lunazione si contano i giorni cominciando dal primo apparire della falce in occidente la sera fino al giorno ventinovesimo, dando a ciascuno di essi un nome particolare. In quest’ultimo giorno, e nel trentesimo, quando accade, mentre stanno aspettando il riapparire della falce, dicono che la Luna è morta. Nell’anno contano dodici e talvolta tredici lune, alle quali tutte assegnan nomi propri, per lo più connessi con le occupazioni o con fatti naturali occorrenti in tali mesi. È possibile che sian giunti a stabilir qualche regola per l’intercalazione della tredicesima Luna; e il Forster si mostra di ciò persuaso, sebbene egli stesso e Cook confessino di non esser riusciti a scoprirla.
La formazione di un calendario lunisolare richiede una certa attitudine di esatta osservazione combinata con una certa misura d’istinto matematico, che sembrano riservate a quelle nazioni soltanto, le quali già hanno varcato i primi gradi dell’incivilimento.
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