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      La distribuzione dei mesi nell’anno venne così ad esser legata al corso del Sole, in modo indissolubile, ma non però in modo preciso; ed è probabile che dopo aver contato per dodici lune di 30 giorni a partire dal colmo di una data inondazione, gli Egiziani abbiano talora trovato che l’inondazione consecutiva aveva anticipato sul calcolo, e più spesso che essa ritardava. In ogni caso si troncava l’anno al sopraggiungere della nuova inondazione, per ricominciare a contare come prima. Dovendo la determinazione del principio del nuovo anno farsi di volta in volta ed essere valevole per tutto l’Egitto (nel quale le fasi dell’inondazione variano di qualche giorno a misura che si scende da Siene fino a Menfi), è da credere che ne fosse incaricato un personaggio autorevole, forse il re, o più probabilmente il collegio dei sacerdoti, come si praticava presso i Romani. Una testimonianza a questo riguardo ci fornisce Clemente Alessandrino, il quale descrivendo le processioni sacre fa menzione di un sacerdote portante un nilometro; e un’altra ce ne porgono le frequenti rappresentazioni che di questo strumento occorrono nei monumenti di tutte le epoche, dalle quali appare che la misura del Nilo era uno degli affari più importanti dello stato ed intimamente connessa colla religione.
      DURANTE QUEST’EPOCA, IN CUI VIGEVA IN EGITTO L’USO DELL’ANNO SOLARE NATURALE, FU ALTRESÌ STABILITA LA RELAZIONE DEL CALENDARIO COGLI USI RELIGIOSI. ALLORA SENZA DUBBIO FURONO FISSATI I NOMI DEI MESI, QUALI S’USARONO POI FINO AL PRESENTE; IL SIGNIFICATO DI TALI NOMI NON È BEN CONOSCIUTO, MA INDUBITABILMENTE INDICATO DA QUELLI DEI MESI THOTH E HATHOR, CHE APPARTENGONO AD ANTICHE DIVINITÀ EGIZIE.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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