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      Étran.), in cui tratta la quistione. se la precessione sia stata conosciuta dagli Egiziani o da altri popoli prima d’Ipparco, vi trovai la stessa cosa dimostrata con tanto maggiore efficacia e copia d’argomenti, che fui indotto a sopprimere la mia appendice, la cui indole del resto era anche troppa aliena dall’oggetto di questo mio scritto». Ma qualunque fosse allora l’opinione dell’Autore circa l’opportunità di pubblicarla, noi siamo d’avviso che in un’edizione completa delle opere storiche dello Schiaparelli non possa mancare questa Nota, la quale, oltre all’esser stata concepita in modo diverso dalla memoria del Martin, è certamente, fra gli scritti lasciati inediti dal Nostro, uno dei più limpidi e compiuti.
      A. S.
     
      Il punto fondamentale che si deve considerare in questa materia è il seguente: Hanno gli antichi Egiziani, per regolare il loro calendario, necessariamente dovuto far uso di osservazioni tali, che prolungate per molti secoli, potessero condurli alla scoperta della precessione o di qualche fenomeno con questa connesso? A tale questione non si potrà rispondere in modo adatto, se non col sceverare accuratamente e col respingere tutti gli elementi, che ad essa non appartengono, e soltanto hanno giovato ad accrescerne la complicazione. Il risultato di questo procedimento può compendiarsi nelle proposizioni che seguono.
      I. - È fatto attestato da molti antichi scrittori di gravissima autorità, come Eratostene, Gemino, Tolomeo, Censorino127, che l’anno civile degli antichi Egiziani constava di 365 giorni semplici senza intercalazioni di specie alcuna.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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