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      Questo è senza dubbio un effetto, anzi un effetto molto complicato della precessione. Avrebbero essi da questa semplice differenza di date calendario potuto argomentare ciò che noi ora conosciamo sotto il nome di precessione? Nessuno oserà affermarlo. Ma se gli Egiziani fossero arrivati a distinguere gli anni di Sirio dagli anni solari, sembra che con uguale facilità avrebbero potuto avvedersi che il crescere del Nilo accompagna i solstizi, non le apparizioni della stella d’Iside; e da ciò sarebbero stati indotti ad adottare il Sole, e non Sirio, come norma dell’anno. Questo essi non hanno fatto, come indubbiamente consta. Dunque non seppero che il periodo di Sirio è diverso da quello delle inondazioni e del Sole: o se di ciò ebbero qualche indizio, non credettero opportuno di tenerne conto.
      IX. - Veramente il prof. Lepsius non si lascia arrestare da questa difficoltà; egli non ammette soltanto che gli Egiziani abbiano conosciuto la differenza che passava fra l’anno di Sirio e l’anno del Sole; ma vuole ancora che l’abbiano misurata con molta precisione. Infatti egli suppone presso quel popolo l’uso di un periodo di 1500 anni che chiama periodo della Fenice, ed è mi multiplo della durata di 500 anni assegnata dalla generalità degli antichi autori al periodo di quel nome136. Mentre il ciclo di 1461 anni serviva a ricondurre alla coincidenza il principio dell’anno vago col principio dell’anno di Sirio, il ciclo di 1500 anni serviva, secondo lui, a ricondurre alla coincidenza il principio dell’anno vago col principio dell’anno solare.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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