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      Lo scriba, poco perito, fu ingannato dall’apparente omogeneità degli argomenti: avendo davanti a sè tre tavolette babilonesi contenenti le materie A C B, credette appartenessero ad una sola serie; e il suo errore fu questo, di aver trascritto il loro contenuto nell’ordine A, B, C, dove avrebbe dovuto attenersi all’ordine A + C e B. Che il suo sia stato un errore puramente materiale e non quello di un falsario si comprende da ciò, che egli, nel trascrivere il documento B in mezzo alle due parti A e C dell’altro documento, non omise neppure la sottoscrizione con cui finiva la tavoletta contenente esso documento B: Dodici calcolazioni copiate di Venere: esemplare di Babilonia. Parole che nella tavoletta K 160 ora stanno entro al testo, contro l’uso generale di simili tavolette che sogliono porre tali sottoscrizioni alla fine.
      Io farò ora seguire il tenore dei due documenti separatamente, indicando per ciascuno la divisione in sezioni, e le linee del recto e del verso a cui ciascuna sezione corrisponde. Non avendo la possibilità di lavorare direttamente sulla tavoletta K 160, è perfettamente inutile che io riproduca il testo nella lingua originale, perchè non potrei far altro che ripeterlo nella forma già due volte pubblicata nel III vol. delle Cuneiform Inscriptions of Western Asia, tav. 63. e nel vol, III delle Transactiom of the Society of Biblical Archaeology, pp. 316-339.
      Su quest’ultima riproduzione del testo è fondato il presente lavoro. Per esso mi sono anche molto giovato della versione inglese annessavi dal prof.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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