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      Ciò rende possibile di disporre il tutto in forma di tabelle, e porge così il vantaggio di rendere immediatamente visibili all’occhio le somiglianze e le differenze, tanto nella forma degli enunciati, quanto nel contenuto astronomico. Noi faremo per ora astrazione da quest’ultima parte, e comincieremo le nostre indagini dalla forma, cioè dai termini con cui sono indicati i diversi fenomeni e i loro intervalli. Essendovi anche sotto questo riguardo differenze importanti fra l’autore delle Effemeridi e l’autore delle Osservazioni, si è dovuto esaminare quei termini separatamente, e formare per l’uno e per l’altro due tabelle distinte, che si trovano riunite nella pagina qui contro. Queste tabelle sono ordinate in modo che in una medesima linea orizzontale sian compresi i vocaboli usati a designare i vari fenomeni registrati in una medesima sezione: mentre i vocaboli registrati in una medesima colonna verticale si riferiscono tutti a fenomeni del medesimo nome. Se i due autori avessero usato dovunque la stessa terminologia, in una data colonna verticale si dovrebbe trovar sempre lo stesso vocabolo. L’aspetto comparato delle due tabelle mostra che non solo l’ordine dei fenomeni è stato registrato con un metodo differente, ma ancora che un autore differisce dall’altro anche pel diverso modo di indicare la stessa cosa. L’esame minuto di tutte queste particolarità non sarà privo d’interesse. Comincieremo dal prendere in considerazione i vocaboli usati per esprimere lea) Disparizioni.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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