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      Le notizie che dà Tolomeo sui lavori d’Ipparco intorno alla precessione, sono disperse e mal connesse. Se ne ricava però che l’insieme dei fatti da lui arrecati lo gettò in grave perplessità. E in primo luogo era abbastanza ardito dedurre il movimento di precessione da differenze di due soli gradi di longitudine in osservazioni, ciascuna delle quali era passibile dell’errore di almeno mezzo grado258. Quindi afferma Tolomeo che egli parlava del trasporto dei punti equinoziali e solstiziali più per congettura che per certezza259. Ma il dubbio era ancor maggiore quando si trattava di decidere se il movimento succede nel senso dell’equatore o nel senso dell’eclittica. «Nel suo trattato della lunghezza dell’anno egli presume che il movimento si faccia intorno ai poli dell’eclittica. Tuttavia ne dubita ancora, come dice egli stesso, perchè le osservazioni di Timocari non gli sembrano degne di fiducia e sono fatte molto grossamente (???? ?????????), e perchè l’intervallo del tempo trascorso non era ancora sufficiente per condurre a conclusione sicura». Tolomeo medesimo poi ha cura di esaminare col sussidio di molte osservazioni, se le stelle hanno cangiato di latitudine o di declinazione; e nella conclusione si esprime come uno il quale ha sciolto un grave dubbio: «Queste osservazioni ci conducono a riguardare come certo che la sfera delle fisse si muove verso l’oriente rispetto ai punti equinoziali e solstiziali, per quanto lo spazio trascorso permette di affermare: e che questo movimento progressivo si fa attorno ai poli del circolo obliquo dello zodiaco e non intorno a quelli dell’equatore, cioè non intorno a quelli del primo movimento»260.


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Scritti sulla storia della astronomia antica
Tomo III
di Giovanni Virginio Schiaparelli
pagine 336

   





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